Ancora su Goliarda Sapienza e la sua Gioia di vivere, tradotta in catalano per "art de viure" ed in castigliano per "placer de vivir", chissà perché. Strani, gli editori, che sono chi sceglie i titoli dei libri tradotti... Ancora su Goliarda e Rodoreda e queste donne che scrivono o che hanno scritto.
Un'osservazione da lettrice: nella letteratura si costruisce il propio desiderio, dicono, cioè, quello che vorresti che fosse ma non è nella vita "reale", in letteratura può essere. Così Rodoreda nella sua Piazza del diamante fa che la protagonista femminile sposi, in seconde nozze, un uomo a cui deve tante cose: un uomo che la riscatta dal pozzo nero della fame, dalla povertà più assoluta, dalla disperazione e che, per di più, la ringrazia continuamente. E lei deve imparare a ringraziare lui (cosa che riesce a fare solo alla fine del libro). Voi lettrici che mi leggete: da quanti uomini siete state ringraziate nella vostra -corta o lunga- vita?
Andiamo avanti, e due) un'altra osservazione da lettrice: Rodoreda fa che la sua Colometa incontri un uomo capace di farsi carico dei suoi figli (di lei non di lui). Nella vita reale questo non fu così. Goliarda fa che la sua Modesta arrivi alla cinquantina in compagnia di figli già cresciuti, avuti da due uomini diversi, figli di amiche od amanti, nipoti... Nella vita Goliarda non ebbe mai un figlio e direi che è vissuta sola od in coppia ... Anche Elsa Morante esprime nella letteratura il suo struggente desiderio di maternità: questi ragazzini (sempre maschi!) belli, puri, disegnati con un lirismo tremendo... questo amore materno dalle mille sfumature sensuali... Nella loro letteratura realizzavano i sogni che nella vita non avevano rischiato di avverare.
Una terza ed ultima osservazione. Leggo La gioia di vivere, La piazza del diamante, Lessico familiare, La storia. Goliarda, Ginzburg, Morante ci parlano di un'Italia, Rodoreda di una Barcelona in guerra, degli anni del fascismo, della seconda guerra mondiale, dell'esterminio, ... visti dagli "interni", dalle case delle persone, dal retroscena. Non è il fronte, non sono i soldati e la morte, ma la vita di tutti i giorni che lotta per andare avanti. Questa è la narrazione che preferisco. Penso ai romanzi di guerra: morti, feriti, scomparsi, battaglie, distruzione. C'è tutto questo in questi romanzi femminili, ma c'è anche la continuità, la speranza, la resistenza, la vita.
Non so se mi sono spiegata...
Andiamo avanti, e due) un'altra osservazione da lettrice: Rodoreda fa che la sua Colometa incontri un uomo capace di farsi carico dei suoi figli (di lei non di lui). Nella vita reale questo non fu così. Goliarda fa che la sua Modesta arrivi alla cinquantina in compagnia di figli già cresciuti, avuti da due uomini diversi, figli di amiche od amanti, nipoti... Nella vita Goliarda non ebbe mai un figlio e direi che è vissuta sola od in coppia ... Anche Elsa Morante esprime nella letteratura il suo struggente desiderio di maternità: questi ragazzini (sempre maschi!) belli, puri, disegnati con un lirismo tremendo... questo amore materno dalle mille sfumature sensuali... Nella loro letteratura realizzavano i sogni che nella vita non avevano rischiato di avverare.
Una terza ed ultima osservazione. Leggo La gioia di vivere, La piazza del diamante, Lessico familiare, La storia. Goliarda, Ginzburg, Morante ci parlano di un'Italia, Rodoreda di una Barcelona in guerra, degli anni del fascismo, della seconda guerra mondiale, dell'esterminio, ... visti dagli "interni", dalle case delle persone, dal retroscena. Non è il fronte, non sono i soldati e la morte, ma la vita di tutti i giorni che lotta per andare avanti. Questa è la narrazione che preferisco. Penso ai romanzi di guerra: morti, feriti, scomparsi, battaglie, distruzione. C'è tutto questo in questi romanzi femminili, ma c'è anche la continuità, la speranza, la resistenza, la vita.
Non so se mi sono spiegata...
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