mercoledì 1 dicembre 2010

perché non mi è piaciuto Io sono l'amore

Che cosa mi fa tornare a scrivere sul mio blog dimenticato? Qualcosa di molto forte: il disgusto profondo per i 120 minuti passati davanti allo schermo della sala 6 del Filmax Granvia dell'Hospitalet, un posto orrendo dove spero di non dover mettere piede nei prossimi mesi e poche volte nella mia vita, il tempio degli acquisti, una mole orrenda traboccante di negozi e locali dove bere e mangiare qualcosa, un centro commerciale costruito con... quali soldi? E con quale scopo? Qualcuno me lo spieghi.


I 120 minuti della mia vita, sprecati, li ho passati a visionare "Io sono l'amore", una favola che ci dice che anche i ricchi piangono e che l'unico personaggio da salvare è la donna russa (immigrante?), che ritorna alla natura patria persa grazie all'uomo della sua vita nell'entroterra di san Remo che si raggiunge dopo non so quante curve con un camioncino fatiscente su cui anche noi abbiamo cavalcato fino a soffrire il mal di mare e i conati di nausea, grazie alla sperimentazione della camera posta sulla spalla, immagino dell'addetto ai lavori.

Faccio una frase così lunga nella speranza di riuscire a farvi venire anch'io il mal di mare, così apprezzano il mio stile di scrittura, come sembrerebbe che dobbiamo apprezzare lo stile filmico...

La finiranno mai questi registi maschi di dirci che l'unica salvezza possibile per noi donne sta nelle braccia di un bel maschio DOC, popolano e contadino, anche se ci prova -grande talento- con la cucina creativa?

Finché noi ci andremo, a vedere i loro film, e ci sia chi ne ammira le fantasie, credo proprio di no.

Non ci andate, che è meglio.
Avanzo di illustrarlo con immagini, caso mai qualcuno lo intendesse come incoraggiamento ad andare a vederlo.