mercoledì 30 gennaio 2008

c'è tempo per tutto


Beh, oggi compito, dopodomani (si fa per dire), cioè, il 18 febbraio,
... cinema! Nuovomondo, di Emanuele Crialese.

Mi sa che ci sarà da piangere, guardate, guardate ...

lunedì 28 gennaio 2008

la cartelletta professionale


[scaneggiato del mio libro Che cosa sbava sotto il letto?]


Avete presente la "cartelletta professionale" di Calvin?

C'è Calvin che deve consegnare un lavoro sui pipistrelli. Non ne sa assolutamente niente e come al solito non lo sfiora nemmeno l'idea di mettersi a lavorare per cercare di saperne qualcosa. Però decide subito che presenterà il suo risultato della ricerca ... in una cartelletta professionale. Questo impressionerà senz'altro la maestra e lui avrà finalmente un bel voto.

Ecco, io oggi (e tante altre volte) ho fatto come lui, solo che non ho nessuno da impressionare.

Ho raccolto i miei lavori sui libri di lettura, che incominciano ad essere... due, tre, quatro, cinque? in una cartella color malva chiaro che mi sono presa un dieci giorni fa all'Abacus. Di quelle con gli anelli e le borse di plastica trasparente. In questi anni all'EOI uno dei lavori che ho fatto più fatica a fare è stato proprio questo: decidere libri di lettura che potessero piacere ed interessare gli alunni e me allo stesso tempo, trovare un modo di valutare il lavoro fatto che abbia un qualche senso, cambiare via via il tipo di lavoro... Una fatica! perché difficilmente mi trovo d'accordo con scelte fatte in passato, difficilmente mi rassegno a leggere libri "facili" (o facilitati) ma inconsistenti ed assurdi, perché temo di scoraggiare gli altri nella lettura in italiano, con tante bei libri che si potrebbero leggere in questa, come in tutte le lingue!

... ma allo stesso tempo non voglio imporre i miei gusti letterari, che con il tempo sono diventati e diventano sempre più chiari e precisi.

Beh, dicevo che ho raccolto le schede e fogli vari datati settembre 2004 -gennaio 2008, il tempo che sono a Esplugues ... E mi è sembrato di aver fatto un bellissimo lavoro!

Tale quale Calvin...

Speriamo che i miei alunni non si comportino come lui (immagine sopra) ...



mercoledì 23 gennaio 2008

bentornate le blogghiste!

Ehilà, avete visto che Soumia e Gabriela sono rientrate dalla luuuunghe vacanze?

Hanno scritto DUE post nuovi, DUE.
Clicacte e leggete!


Bentornate tutt'e due e ... rimaneteci!

se gli uomini partorissero...

[foto da Internet]

... l'aborto sarebbe un sacramento.

Mi sono ricordata di questo vecchio slogan anni ottanta leggendo della manifestazione di oggi per il diritto delle donne ad abortire.

Lo cerco su Internet e ne trobo delle varianti: "se gli uomini restassero incinti", "se gli uomini potessero concepire", "se il Papa potesse avere figli"... Quale era la giusta? Forse quella che potete trovare in questo blog

Erano gli anni ottanta, vi dico, ed io c'ero, in piazza per le manifestazioni che in quel momento si incentravano sul diritto agli anticoncezionali ed all'aborto. Che povertà, c'è stato poi detto e ci siamo anche dette, con tutto il lavoro che ci aspettava e che c'è ancora da fare in materia di femminismo. Mi ricordo che una delle volte, era domenica, tornata alla casa di famiglia a pranzo, mia madre mi raccontò di essere inceppata in una dimostrazione. Era sulla Rambla, lei usava di passeggiare con mio padre in centro : "C'erano tante donne che gridavano che volevano abortire", mi disse sconvolta.

Rimasi alibbita e non fui capace di dirle che c'ero anch'io ma che non avevo nessuna voglia, intenzione, idea di fare quello che si stava richiamando, anzi, che mai e poi mai avrei voluto passare una simile esperienza e che così la pensavano tutte le altre donne che dimostravano accanto a me... Sicuramente persi un'occasione di farle capire un pocchettino qualcosa che io avevo capito e che mi stava a cuore, il senso della lotta per i diritti.

In casa, nel mio studio, ho tuttora un manifesto di quegli anni; ci si vede la scritta: "Non si mendica un giusto diritto, si lotta per ottennerlo". È diventato con gli anni un lemma per me. Lo vedo ora che scrivo, ora che so che i diritti non sono tutto, che c'è ben altro per cui lottare. Ma oggi ci rimettono in questione anche quelli. Appunto la mail della Libreria Pròleg dice: "Non ci saremmo mai aspettate di dovervi mandare, nel 2008, questo messaggio ..."

Con tutte le altre cose che avremmo da fare...
Buona giornata a tutti; mi metto al lavoro!

domenica 20 gennaio 2008

il verdetto

[foto da Internet]
Un amico (americano, sposato con una cara amica bresciana) mi ha regalato a Natale, suggeritogli naturalmente da sua moglie, che sa i miei gusti letterari: l'ultimo libro pubblicato da Valeria Parrella.

Così come mio figlio mi ha regalato l'enesima Amélie Nothomb -in francese-, a suggerimento di sua sorella, ora che ci penso. Brave (le suggeritrici).

Beh, Il verdetto sarebbe una narrazione corta, cortissima, o un lungo monologo teatrabilizzabile, in cui parla, solenne sicura e seducente, la donna di un boss. Non saprei dire se mi è piaciuto il testo, mi stupisce la capacità di accettare sfide dell'autrice, o di porsi in imprese alquanto rischiose. Chi avrebbe osato di fare parlare una donna di quelle che non hanno voce,e non solo in letteratura, ma solo lacrime e sentimenti mai espressi? Una di quelle donne che soffrono, acettano, taciono, odiano ed amano ma mai e poi mai parlano?

La donna di questa narrazione parla e lo fa in un tono, non sottomesso, non debole, un tono che non dubita ad affermarsi come tragico, indossando i panni di Clitemnestra. è così che il suo uomo diventa Agamennone ed il tutto prende le tinte di una tragedia greca.

Osé, la Parrella, niente da dire. Chissà quante altre cose ha da scrivere 'sta Valeria. Si starà a vedere. Od a leggere.

Ed io sono riuscita a fare il mio bravo post da fine settimana, altrimenti i miei alunni pensano che sono solo brava a fare lavorare loro. Grazie, David!

mercoledì 16 gennaio 2008

Ci diamo una mossa? (ai miei alunni)


[foto da Internet]

Svegliamoci bambini, ... anche se la primavera ci sembra alquanto lontana!

Io lo so che c'è un momento dell'anno -mi riferisco all'anno scolastico- in cui le energie sembrano calare, occupati ad allontanarci dei postumi del Natale, il mondo intorno assopirsi e noi vorremmo un po' di calma e un po' di dolce far niente, almeno per quanto riguarda il nostro a volte faticoso apprendimento dell'italiano. Abbiamo già taante altre cose che richiedono la nostra attenzione, e molto importanti tutte!

Aaaaalt,
attenzione! è pericoloso addormentarsi. Potremmo non svegliarci nei prossimi cent'anni come una certa Bella Addormentata. Visto che principi non se ne vedono da queste parti, cerchiamo di fare da soli.

Allora, facciamo il punto e prendiamo una serie di serie misure:

- via gli adobbi natalizi, ormai superati, dai blog! Basta auguri di Buon Anno come primo post.

- Cosa se n'è fatto della nostra partecipazione a quellidisecondo? La nostra foto è lì, ma gli scritti promessi e dovuti...? Quale sarebbe la seria misura da prendere? Ditemi voi.

- i blog ormai abbandonati (Raquel, Soumia, Íñigo, Gabi e Isabel. Non nomino Cristina che da Madrid ha scritto dicendo di voler continuare) possono essere cancellati dalla rete. Capisco che se uno / una non ha tempo di scriverci non avrà nemmeno tempo per entrarci e selezionare l'opzione "Cancella". Vi propongo allora semplicemente di cancellarvi (faccio io) dalla lista su Dindirindina e su Quelli di secondo. Più che altro per risparmiarci e risparmiare agli altri clic inutili, no? Lo farò in una settimana se non ricevo indicazioni di agire in modo diverso.

E pensate in modo concreto al dossier.

- per i blog attivi sembra che manchi ... ispirazione. Non vi va di seguire il passo dei contenuti: grammatica, parole nuove, situazioni... su cui lavoriamo in classe? Non vi ispira in questo momento l'argomento Viaggi?

Dalle nuove misure riguardanti la velocità negli accessi alla città (meno male che c'è Jordi) alle notizie fresche (Alfons e Perbacco!), argomenti di interesse (Anna), commenti suggeriti dagli altri blog (Amica di GB), a indicazioni di cose che ci piacciono (Vanessa), o "che bello, un'altra volta qui" (studente), e l'ultima, agh, ricetta di Natale (Émilie). Pincle ha raccontato un episodio successo durante le vacanze e.... spero di non aver dimenticato nessuno.

Credo di aver citato gli ultimi aggiornamenti: li avete seguiti?

In totale: un blog è una cosa viva.
Va nutrita, anche con un pezzettino di post (La la la, forse è Marta la terza???), altrimenti muore.

Vi siete chiesti cosa ne farete dopo il 31 maggio? Lo porterete avanti come cosa vostra che è? Il futuro del vostro blog personale dipende dell'attenzione e del interesse che ci mettiate anche ora.

Siete d'accordo ... o no?


Ina, nella parte del principe (che fatica!)



lunedì 14 gennaio 2008

furbacchioni

Vagando ... lunedì, di nuovo lunedì, per you tube ho incontrato un video su una
canzoncina dei Ron, una canzone d'amore:

Non abbiam bisogno di parole.

La cosa buffa è che i youtubbisti di turno l'hanno girata in TRE versioni TRE
(andate a vedere, andateci!):
bambini (quella che allego, sdolcinata), donne (più seria) e gay (al maschile, più... intensa, diciamo).

Così accontentano tutti... o quasi.


Furbi ... non vi sembra?


Ora godiamocela... in quella delle versioni che preferite.


lunedì 7 gennaio 2008

SPQR


Come diceva Asterix, "Sono pazzi questi romani" (o chi per loro):

Vilaweb ci fa sapere oggi che c'è una pagina fatta da un tizio che ha girato mezzo mondo. Questo gli ha permesso di entrare in contatto con un mucchio di lingue e dialetti. Ora ci riporta quatro frasi essenziali (?) in ognuna di queste lingue, lingue inventate e dialetti.

Dateci un'occhiata, che val la pena!

E dopo aver guardato l'italiano, che me ne dite del catalano?

sabato 5 gennaio 2008

la befana

La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte...

Cosa vi porterà la Befana?

Un minutino di Youtube!

Avete mai sentito i Simpson parlare napoletano?


venerdì 4 gennaio 2008

un post militante

foto, come quasi sempre, da Internet

Un ammiratore occasionale mi manda come regalo di augurio per l'Anno Nuovo, invece dei soliti Power Point, che a volte sono anche belli, una bellissima foto di Susan Sarandon, il che mi porta -come no?- a gravi riflessioni, nel mio stile...

Suppongo (pecco d'orgoglio?) che ci sia un qualche filo che lega l'attrice alla destinataria del messaggio del mio corrispondente, cioè, io. Il ritratto di questa donna matura, intelligente (nel senso che ha fatto dei film intelligenti, no?) si collega ad un'immagine della femminiltà matura positiva. Della bellezza, della resistenza al tempo... Basta con quello sguardo sulla donna di cinquant'anni che la vuole frustrata nei suoi desideri, non più attraente, in preda a malattie strane, abbandonata dai figli e spesso dagli uomini, quando non tradita, alcolizzata, prozacdipendente ... vecchia e secchia, come dice qualcuno.

"Lei" non è così, avrà fatto un patto con il diavolo?

E subito scatta in me un'allarme. Ma sì, dai, siamo sempre lì: Lei è l'eccezione che conferma una regola che non accetto, che rifiuto, che tante delle mie amiche smentiscono. Le mie amiche che non sono attrici nè ricche nè famose, che non sono scese a patti con nessun diavolo. Che sono sì, belle, intelligenti, lottatrici, tra figli, mariti, amanti occasionali o non, amiche (se sono fortunate), ... lavoratrici e laboriose, che sono due cose diverse che mi sembrano di valore ambedue. Di cui ho imparato ad apprezzare la bellezza con occhi che non appartengono al desiderio maschile.

Ecco, questo è il punto: sappiamo che la Sarandon è una bella donna perché ce lo dice una voce ed uno sguardo maschile. Povere donne, dice a volte mia suocera. Povere sì, se fossero private di capire, guardare ed accogliere la bellezza femminile. Con i propri occhi, però, non guardando attraverso lo sguardo maschile.

giovedì 3 gennaio 2008

sulle lingua e sulla lingua

disegno di Stefano Benni, scanneggiato mio dal libro (che ho comprato!)


Per motivi di lavoro mi capita di incontrare delle persone, a volte per pochi minuti, persone che non vedrò mai più nella mia e nella loro vita, ma per un attimo ci devo stabilire un qualche rapporto cordiale ed amichevole.

Oggi ho conosciuto A. Gentilissimo, mi ha raccontato un pezzo della sua vita. N
ato a Vinaròs e chiamato con un nome inconsueto ha dovuto esiliarsi a cinque anni con la sua famiglia perché il padre, italiano, era schierato con la Repubblica. Dopo l'Italia, è passato in Messico. Ci è arrivato con un contratto di due anni, c'è stato venticinque e poi, da quanto mi risulta, s'è stabilito qui da noi, vicino a Barcellona.

Mi spiegava con rammarico che le sue tre figlie non parlano l'italiano, che riesce a far capire solo al nipote, ultimo arrivato. Che lingua parlate allora in casa, il catalano? ho chiesto io. Da notare che al bar dove eravamo a questo punto seduti lui ha chiesto "un suc de taronja". No, il catalano non gli piaceva, mi ha confessato, perché lo considerava una lingua "non completa", una lingua che non ha finito la sua evoluzione, come hanno fatto invece l'italiano o lo spagnolo.

Devo dire che questa mi mancava: una lingua incompleta... Una non finisce mai di stupirsi! Naturalmente gli ho detto, da filologa, che tutte le lingue sono complete e tutte sono in continua evoluzione, ma mi ha guardato dubitante. Sulle lingue tutti credono di poter dire la loro.

Mah...

Non so perché ho messo questo bel rospino come immagine dell'incontro con A. e della teoria delle lingue incomplete e non del tutto evolute, ma qualche rapporto ci deve essere. Va detto che i rospi mi piacciono tanto.

Mah...

ancora su letteratura femminile

Ancora su Goliarda Sapienza e la sua Gioia di vivere, tradotta in catalano per "art de viure" ed in castigliano per "placer de vivir", chissà perché. Strani, gli editori, che sono chi sceglie i titoli dei libri tradotti... Ancora su Goliarda e Rodoreda e queste donne che scrivono o che hanno scritto.

Un'osservazione da lettrice: nella letteratura si costruisce il propio desiderio, dicono, cioè, quello che vorresti che fosse ma non è nella vita "reale", in letteratura può essere. Così Rodoreda nella sua Piazza del diamante fa che la protagonista femminile sposi, in seconde nozze, un uomo a cui deve tante cose: un uomo che la riscatta dal pozzo nero della fame, dalla povertà più assoluta, dalla disperazione e che, per di più, la ringrazia continuamente. E lei deve imparare a ringraziare lui (cosa che riesce a fare solo alla fine del libro). Voi lettrici che mi leggete: da quanti uomini siete state ringraziate nella vostra -corta o lunga- vita?

Andiamo avanti, e due) un'altra osservazione da lettrice: Rodoreda fa che la sua Colometa incontri un uomo capace di farsi carico dei suoi figli (di lei non di lui). Nella vita reale questo non fu così. Goliarda fa che la sua Modesta arrivi alla cinquantina in compagnia di figli già cresciuti, avuti da due uomini diversi, figli di amiche od amanti, nipoti... Nella vita Goliarda non ebbe mai un figlio e direi che è vissuta sola od in coppia ... Anche Elsa Morante esprime nella letteratura il suo struggente desiderio di maternità: questi ragazzini (sempre maschi!) belli, puri, disegnati con un lirismo tremendo... questo amore materno dalle mille sfumature sensuali... Nella loro letteratura realizzavano i sogni che nella vita non avevano rischiato di avverare.

Una terza ed ultima osservazione. Leggo La gioia di vivere, La piazza del diamante, Lessico familiare, La storia. Goliarda, Ginzburg, Morante ci parlano di un'Italia, Rodoreda di una Barcelona in guerra, degli anni del fascismo, della seconda guerra mondiale, dell'esterminio, ... visti dagli "interni", dalle case delle persone, dal retroscena. Non è il fronte, non sono i soldati e la morte, ma la vita di tutti i giorni che lotta per andare avanti. Questa è la narrazione che preferisco. Penso ai romanzi di guerra: morti, feriti, scomparsi, battaglie, distruzione. C'è tutto questo in questi romanzi femminili, ma c'è anche la continuità, la speranza, la resistenza, la vita.

Non so se mi sono spiegata...

martedì 1 gennaio 2008

primo gennaio duemilaotto

(foto da Internet. Anatre a destra, prese dal web della Fundació Mercè Rodoreda, opera pittorica della scrittrice :"Tre curiosi")


Buon Anno nuovo. Oh, mi raccomando, non dimenticate di mangiare le lenticchie del primo dell'anno, almeno una cucchiaiata! Si dice che portino soldi...

Nel duemilaotto nel nostro piccolo e selvaggio paese, a dirlo con le parole di Espriu, renderemo omaggio alla scrittrice più tradotta e perciò più conosciuta oltre le frontiere, Mercè Rodoreda. Si succederanno rappresentazioni, atti accademici, omaggi popolari...

Cosa ne direbbe lei di tutto questo incenso? Mah, sicuramente ci consiglierebbe di rileggere i suoi testi, che non si esauriscono con La piazza del diamante, Aloma o Specchio rotto, tradotti da Anna Maria Saludes e Clara Romanò, che non sono però gli unici
traduttori all'italiano. Poco fa ho avuto la fortuna di conoscere la (coraggiosa!) traduttrice di La morte e la primavera, la mia ormai amica Brunella Servidei.


C'è un "prima" e un "dopo" gli scrittori che veramente contano. Rodoreda ha aperto strade nuove per tanti autori ed autrici che dovrebbero riconoscere il loro debito. Per quanto riguarda me, posso dire che io ho imparato a leggere grazie a lei: lei mi ha insegnato come si passa dalla letteratura alla vita e dalla vita alla letteratura. Niente di più, niente di meno. E gliene sono grata.