mercoledì 1 dicembre 2010

perché non mi è piaciuto Io sono l'amore

Che cosa mi fa tornare a scrivere sul mio blog dimenticato? Qualcosa di molto forte: il disgusto profondo per i 120 minuti passati davanti allo schermo della sala 6 del Filmax Granvia dell'Hospitalet, un posto orrendo dove spero di non dover mettere piede nei prossimi mesi e poche volte nella mia vita, il tempio degli acquisti, una mole orrenda traboccante di negozi e locali dove bere e mangiare qualcosa, un centro commerciale costruito con... quali soldi? E con quale scopo? Qualcuno me lo spieghi.


I 120 minuti della mia vita, sprecati, li ho passati a visionare "Io sono l'amore", una favola che ci dice che anche i ricchi piangono e che l'unico personaggio da salvare è la donna russa (immigrante?), che ritorna alla natura patria persa grazie all'uomo della sua vita nell'entroterra di san Remo che si raggiunge dopo non so quante curve con un camioncino fatiscente su cui anche noi abbiamo cavalcato fino a soffrire il mal di mare e i conati di nausea, grazie alla sperimentazione della camera posta sulla spalla, immagino dell'addetto ai lavori.

Faccio una frase così lunga nella speranza di riuscire a farvi venire anch'io il mal di mare, così apprezzano il mio stile di scrittura, come sembrerebbe che dobbiamo apprezzare lo stile filmico...

La finiranno mai questi registi maschi di dirci che l'unica salvezza possibile per noi donne sta nelle braccia di un bel maschio DOC, popolano e contadino, anche se ci prova -grande talento- con la cucina creativa?

Finché noi ci andremo, a vedere i loro film, e ci sia chi ne ammira le fantasie, credo proprio di no.

Non ci andate, che è meglio.
Avanzo di illustrarlo con immagini, caso mai qualcuno lo intendesse come incoraggiamento ad andare a vederlo.



martedì 5 ottobre 2010

autumno


[foto mia. sett 2010, Fonts del Llobregat]
Piove, acqua, autumno, siamo ritornati a scuola.

martedì 13 luglio 2010

Rosella Milone


Una delle cose più belle delle vacanze: riesco a leggere!
Nel mio solito modo disordinato e felice. Come incontro le amiche: parlo al telefono con una, faccio piani di vederci con un'altra, scrivo una bella letterina elletronica ad una terza, penso che devo assolutamente farmi viva con un'altra ancora... Così con i libri: inizio, mollo, riprendo, rileggo, scopro, lascio a metà...

Ieri notte ho finito il primo dei racconti di Prendetevi cura delle bambine, di Rosella Milone...

(continua in un altro momento)

sabato 3 luglio 2010

estate

Finito il corso scolastico. Inizia, anche se dal punto di vista dell'amministrazione, i nostri compiti non sarebbero finiti, un anno nuovo con un periodo di riposo e libertà... altri impegni personali e sociali permettendo, naturalmente.

Mi rendo conto solo a corso ultimato quanto sia impegnativo questo nostro lavoro, quanto coinvolgenti i rapporti, come sbaglia che si illude che noi si insegni solo lingua straniera.

Una collega mi dice che il corso estivo va a gonfie vele: l'insegnante (maschio) è indipendente, organizzato, e per di più carino!

Vorrei essere anch'io un bel insegnante che fa sognare le ragazze ... ed invece posso solo essere la mamma delle alunne, seria, un po' brontolona, ormai stanca e ognitanto assillata dalle pretese degli utenti, come spesso vengono chiamati alunne ed alunni.

Pazienza ed affrontiamo la verità. Per ora, buon' estate a tutti.

mercoledì 9 giugno 2010

9 giugno



[Banyoles, Pasqua 2010, foto mia]

Ci avviamo velocemente verso l'estate. Oggi PAU, prove di accesso all'Università per mio figlio minore, rito di passaggio non esento di difficoltà. Levataccia anche per me, che mi devo preparare per andare a scuola e continuare a correggere i compiti degli alunni del terzo NI, altro rito di passaggio.

La jacaranda davanti alla finestra dello studio dove ora scrivo sta per sbocciare in fiori azzurri. Sarà la prima volta nei cinque anni che abitiamo questa casa con giardino comunitario.

Di che cosa dovrei parlare, dello sciopero di ieri, della macchia di petroleo del Golfo del Messico, delle misure di riduzione della spesa pubblica della Merkel, che tra l'altro ha toccato i numeri dell'esercito? Tutte cose che ho sentito alla radio mentre accompagnavo, come dicevo, mio figlio al treno...

Insomma, la vita ci circonda.

domenica 2 maggio 2010

Ero distratta...

[La Scuola sotto la neve, 8 marzo 2010, foto di Georgina Carbó?]


Di colpo siamo a maggio.

Non so con che cosa mi sono distratta... credo di essermi addormentata alla fine di settembre, che iniziavamo le lezioni (facce nuove, facce già conosciute, un via vai di sorrisi, ciao, hai un momento per me?, senti, io,... ) ed ora che mi sveglio siamo già a maggio e sta finendo l'anno scolastico, che è poi il mio anno, il mio tempo da quando avevo cinque anni e mi hanno finalmente portata a scuola -non ne potevo più, di casa, io figlia unica, da sola con la mi mamma e la nonna-... sta finendo l'anno scolastico e poi tutti quei rapporti da cui è intessuta la vita di tutti i giorni, le classi, gli alunni, spariscono per me ed io per loro.

Intanto che crediamo di stare, noi, aiutando ad imparare qualcosa -una lingua- e di stare lì per impararla (gli alunne, le alunne, loro), qualcos'altro, la vita? sta circolando tra di noi. Passiamo ore ed ore insieme, a litigare con i testi, con i fogli in mano, muovendo sedie (mai ben collocate a gusto mio), sparlando della qualità dell'immagine del video, allegando poi documenti via Internet, fornendo spiegazioni, ... loro: Non son potuta venire ieri ... posso fare il controllo del libro mercoledì? - Questo?, noi, No, tra quindici giorni ...

Ci vediamo tra di noi più ore di quante vediamo figli, compagni o compagne, suocere, mamme, ... Va a finire che, delle alunne, degli alunni, ne sappiamo più che dei propri compagni, figlie e papà:

Chi ha subito un intervento, chi ha trovato finalmente lavoro, chi sono già nove mesi di disoccupazione; ad una le è morta la madre, all'altro la moglie gli si è ammalata. Chi ha il cane, chi ha adottato una gattina; chi sparisce perché deve seguire il figlio durante il pomeriggio a casa, chi sta preparando un lungo viaggio, chi ha consociuto qualcuno di molto particolare, chi si sta separando, chi sa cucinare chi la cucina non ce l'ha ancora nella casa nuova, chi scrive, chi ha iniziato un corso di medicina naturale... Chi si è laureata, chi ha un fratellino e lo accompagna a scuola, chi fa i compiti in cucina, ...

Tutte queste cose ed altre sappiamo ed altre ancora le intuiamo, crediamo di saperle quella volta che in classe c'è stata una parola più alta dell'altra, un discorso ara parlaré en català perquè m'entengueu tots..., eggià, quell'altra volta che non siete arrivati all'ora di sempre e quando avete detto che preferivate lavorare da soli...

E di colpo, maggio, ed ognuno parte per la sua strada. E noi accoglieremo altri studenti l'anno prossimo, e voi altre cose (forse un'altra volta un corso d'italiano) perché bisogna cambiare nella vita e mai fermarsi, e tutto questo si sta già preparando ora, che siamo solo a due maggio, e lo so, sarà come sempre, non so veramente, non saprei dire che cosa mi ha fatto distrarre...

sabato 1 maggio 2010

"Demà" piove!

Sentito alla stazione del metro Diagonal, linea verde. "Demà piove", chiaramente in bocca di una turista? italiana che ha voluto usare la lingua del posto, o stava leggendo il giornale, o l'aveva sentito alla radio. Bene se pensava di stare parlando la lingua del posto, cioè, lo spagnolo (!); bene se aveva scelto la lingua del posto, cioè, il catalano.

Infatti, domani, cioè, oggi, è piovuto. Buon primo maggio dei lavoratori, delle lavoratrici.

domenica 18 aprile 2010

scrivere

[invece di scrivere: passeggiare e fare foto. Banyoles, mercoledì santo 2010]


Un blogghista a cui ho appena mandato un messaggino con un consiglio di scrittura mi si lamenta della fatica di scrivere (il suo blog) senza ricevere appena riscontro dei lettori. Lui ha un aggeggio contavisite e ne registra un sacco... senza che però lascino traccia alcuna in forma di commenti.

Già, mi viene da dirgli, succede.

Il blogghista di cui sopra è anche poeta ed è stato anche premiato (con premi veri, quelli con tanto di pubblicazione e soldini). Mica mi verrà dire che riceve numerosi complimenti e felicitazioni per la sua attività e men che meno commenti delle poesie... È dura, la vita, come suol dire il nostro Jaume Cabré, che ora forse ha saputo del miele del successo, ma duramente guadagnato,... e dura è l'attività dello scrivere: è tempo, è fatica, è scelta: mentre scrivi non fai un'altra cosa che forse ti fruterebbe un instantaneo godimento, approvazione.

Scrivevo ... o scrivo? anch'io un blog e sicuramente c'è qualcuno dall'altra parte che mi legge e tace. Per no saper cosa dirne, per non sentirne il bisogno, per non sentire ahimè la mia richiesta: "Che ve ne pare?" Quando non mi mancano i commenti poi, mi manca essere stata capita come io vorrei. Proprio come, viene da dire, proprio come nella vita!

Sicché... pazienza cari miei e pazienza mia cara. Il blog rimane tuttavia un cassetto pieno di testi, una piccola o grande memoria dove andare a cercare cose perdute o quasi dimenticate, testi che posso rileggermi sempre che li avrò dimenticati.

Dopo tutto, che pretendiamo, se ci sono al mondo tanti scrittori e così pochi lettori che non scrivano anche loro?

giovedì 18 marzo 2010

stefano benni

Guardate ed ascoltate l'intervista con Stefano Benni che oggi pubblica Vilaweb

domenica 14 marzo 2010

Gelsomina

A volte vorresti scrivere su un’impressione ed un giudizio che ti sembrano vivissimi come si scrivono i sogni al mattino presto, prima e per paura di dimenticarli…

Ieri ho visto, insieme a mio figlio, La strada, poco dopo essere andata con gli alunni al Caixafòrum dove è esposta la mostra dedicata a Fellini.

Seduta io, lui sdraiato sui divani, abbiamo accompagnato ‘sta donna, Gelsomina, soffrendo con lei da casa. Mio figlio si lamentava: “Io capisco personaggi cattivi, ma non reggo un personaggio come Lei... “. Poi durante la notte io ci ho riflettuto

Ma, chi è questa donna, Gelsomina?

La proiezione del desiderio maschile: la purezza, l’autenticità, l’offrenda di se stessa, ... Gelsomina trova il proprio luogo nel mondo nell’esistere per l’uomo (“Se non ci stai tu insieme, chi ci sta?” le dice l’Angelo).

Non sa cucinare, non è bella (“sembri un carciofo”... pur sempre un fiore è, ma chi se ne ricorda?), è magra, non le piace nemmeno fare all’amore... che vuole ‘ sta donna? E a che serve ‘sta donna? È la ragazzina –madre (la madonna?) del bambino-uomo, poveraccio lui, ubriacone, violento, che va con le donne (ce le ha tutte, perbacco!)

Lei, la donna dedicata a lui, grandi occhi di meraviglia, in cui si legge l’allegria e la tristezza, due lacrimucie a volte. La donna venduta dalla madre, badate bene, alla morte del padre, per avere in casa una bocca meno da sfamare (non era la morte della madre, che getta Cenerentola in braccio alla disgrazia?)

Cos’ha avuto da questo suo uomo dal nome strano, Zampanò? Un capotto ed un paio di scarpe, un piatto a tavola ed un posto per dormire al freddo. Quando decide di scappare gliele riconsegna...

Non riceve aiuto da nessun uomo. L’Angelo è chiamato così, non perché faccia il funambolo, non crediate, ma perché non sembra avere nessun interesse sessuale nella ragazza. Non sa perché Zampanò gli sta sulle palle e non se lo chiede (da uomo a uomo...). Questo fatto gli costerà niente meno che la vita. Lui stesso riporterà Gelsomina dal suo carnefice all’uscita dal carcere. È lui a dare un senso allo stare con lui: “Se non ci stai tu con uno come lui...” L’Angelo è “il matto” perché non è un uomo come gli altri. È allegro, per esempio...

Le altre donne del film: la madre, la suorina, la ragazza del bar, le donne del circo che cercano sì di aiutarla...

“Lui l’amava” ci dice il film. “La maté porque era mía”, sentivamo dire una volta. Per quello lui ... cinque anni dopo! Torna dalle sue parti e chiedere di lei e della sua fine, e va a piangere la loro sorte sulla sabbia della spiaggia, ubriaco fradicio e fatalmente solo: un disgraziato, naturalmente. Un disgraziato che ha solo saputo provocare dolore e la scomparsa dell’Altro, dell’altra.

Gelsomina è l’innocenza: prima venduta / acquistata per pochi soldi, poi violentata, fatta impazzire dal dolore, ammutolita, assassinata, eliminata. Ridotta lei a piangere come una bestiolina, deprivata una volta ed un’altra da tutte le cose che le fanno piacere, dalle cose belle che sa fare: “ho piantato i pomodori”.

Concludo: La strada non è un film su due poveracci, sulla gente del circo, sulla povertà di parte degli italiani degli anni cinquanta,... ora noi lo vediamo e lo viviamo come una favola sui sopprusi che la donna, specialmente se povera, se sola, nella relazione eterossessuale, accetta e subisce.

Chissà la donna, Giulia, Giuliettta, se è stata felice di far la musa di un genio, questa donna piccolina, con l’aria da ragazzino, così lontana dalle fantasie del marito regista, quelle donne enormi, tutte culo e tette, fantasmi divoranti materni o prostitute... Chissà, ma quello che rimane è Gelsomina, che ci ha suggerito queste parole e di cui sicuramente tante ragazze oggi si saprebbero così lontane.


lunedì 8 marzo 2010

la neve!

Dietro il melograno, la neve che è caduta sconvolgendo la vita della città (strade, treni, scuole...) in solo un paio di orette... e cambiando il solito paesaggio per un altro sconosciuto e silenzioso, strano. Il mare (che non ho fotografato) era grigio e minaccioso e la sabbia ricoperta di bianco.

Che folata d'imprevisto!

Ed è l'otto marzo. Buona Festa delle donne!

sabato 13 febbraio 2010

febbraio 13



A volte l'anno può iniziare a febbraio. A volte uno non è sintonizzata sul tempo dei calendari. Vi è mai successo?

Ecco, potrei dire che oggi è il primo dell'anno 2010 per me. Mi spiace non ho potuto iniziare prima, ero troppo occupata altrove, o da nessuna parte. Ora sono tornata. Nessuno se n'è accorto: sembrava che ci fossi...

Carico una foto: è il fondo della fontana del chiostro piccolo di Santes Creus. Mi piace questo insieme di geometria, elementi vegetali, polvere, coccole dei cipressi, rametti, luce...