lunedì 24 marzo 2008

l'importante è la salute

Un altro titolo: Chiuso per ... tendinite.

Beh, sembra che le ferie sono finite. Ci tocca rientrare. Io mi sono presa vacanze anche dal blog, e magari vi è sembrato normale. Tutt'altro. Prima della settimana di Pasqua avevo scritto queste righe che ora pubblico:

Di sicuro non vi aspettate quello che vi racconterò in seguito, una cosa mia personale... Per una volta vi voglio fare ridere.

Allora,

dovete sapere che da un po' di giorni mi sento un dolorino al braccio destro. Non è un dolore continuo se non da sdraiata, me lo sento di notte a letto quando mi sveglio con il braccio piegato all'insù. Lo sento quando mi infilo la giacca, quando faccio un movimento brusco, quando mi devo allungare, quando mi giro in macchina per prendre qualcosa dal sedile di dietro, quando me ne dimentico e do uno strattone, quano cerco (senza riuscirci) di allacciarmi il grembiule... Sarà artrosi?

Alla fine mi sono rivolta ad una massaggiatrice dove durante le vacanze di Natale avevo portato mia suocera. Male non mi farà, mi sono detta.

Il caso è che le sue sapienti mani mi acutizzano il dolore invece di farlo andare via. Martedì scorso ci sono stata. Le ho spiegato i sintomi nuovi: indolenzimento, formicolio della mano, dolore localizzato alla spalla, voglia di piegare il braccio e tenermelo stretto al corpo, protetto... La diagnosi le è sembrata diafana: tendinite da computer.
Avrei dovuto andare da un dottore... quale? Bella domanda, mi ha detto, cercare di avere una diagnosi scritta, magari qualche sessione di fisioterapia, fare qualcosa con le braccia (ta-chi, ioga, nuoto in piscina...), usare un cuscinetto sotto l'avanbraccio per non fare angolo ad ogni clic, prendere antinfiammatori...

Sono tornata a casa piena di pensieri: Il mio lavoro, cioè la mia vita, è piena di questi clic che ora dovrei diminuire: scrivere in generale e riscrivere, la Intraweb ed il Moodle, la posta e tutto quello che ci passa: messaggi, testi da correggere (anche questo!), i blog e tutto lo scambio che generano, i documenti per la classe, redatti e modificati spesso e volentieri ogni volta che li uso, più tutte le pagine che ogni giorno apro per cercare di compensare il fatto che non compro più giornali e non li leggo se non in versione virtuale.

Di colpo mi rendo conto che la mia vita davanti allo schermo è molto, ma mooolto fragile, dipende dal mio braccio destro, visto che col sinistro non riesco a fare clic e neanche a scrivere. Però il braccio mi serve anche nella VITA! Col destro taglio anche le verdure e prendo la pentola in cucina, apro le porte, gli sportelli, attacco la lavatrice o connetto il televisore in classe, ... ormai trattenenedo il respiro perchè so che mi sentirò quella piccola fitta, ahi! dolorino... Col destro uso anche le marcie in macchina, GUIDO!

Martedì vado a letto quasi in depressione col cuscinetto freddo-caldo sulla spalla destra i con una specie di febbre: ho preso freddo e naturalmente questo non migliora la situazione.

L'indomani sto meglio e cerco di dimenticare un po' e di trovare strategie per diminuire i clic giornalieri. Chissà...

Beh, ora che sono stata dall'ortopedico, non ci sono più dubbi: domani devo chiedere autorizzazione per la fisioterapia (e trovare il tempo per andarci!), diminuire clic e scrittura.

Devo per forza fare così. Beh, a pensarci bene, tutto sommato non c'è molto da ridere.

martedì 11 marzo 2008

santa fina

Fatemi gli auguri perché ieri 12 marzo (dica quel che voglia la data di blogspot) era santa Fina, la santa prottetrice di san Gimignano, in provincia di Siena.

È vero che quando sono nata mi hanno voluto chiamare come mia madre, Pepita, anche se voi sapete che sulla carta d'identità non ci poteva stare altro che "Josefa". Intervenne mia zia Sofia, che disse che Pepita non andava bene per una bambina così piccina (e bruttina: sembravo l'omino del Netol). Perché non mi chiamavano Finita? E Finita fu, fin quando non fui così cresciuta che il nome mi era diventato un po'... imbarazzante.

La prima volta però che ho girato la Toscana ed ho scoperto l'ospedale di santa Fina, la farmacia di santa Fina, la leggenda di santa Fina, che ho visto i dipinti di santa Fina, ... non ci sono stata tanto a pensare ed ho deciso cambiare santa: san Giuseppe sarebbe stato il mio ex. Tanto, ne ha già di fedeli a cui pensare! Invece la giovenetta sangimignanese... a chi pensa se i suoi compaesani non danno il suo nome alle bambine che nascono? Ed è così bella la sus storia e la leggenda che tutti i 12 marzo, anche se la stagione invernale è stata rigida e dura, nascono le violette sulle mura della città, a significare la sua morte e rinascita come tutti gli anni, e l'arrivo della primavera!

Solo per questo e per le sue violette, che violette proprio non sono, ma le violette di santa Fina, ho cambiato santa.

Ho ricevuto un bellissimo regalo per il mio onomastico. Il primo per la mia santa!

Anche se con un giorno di ritardo, potete farmi gli auguri!

11 M


Era presto quando squillò il telefono. Era la mia amica Joana, che aveva ricevuto una chiamata di Maria, la signora rumena che ci aiutava tutt'e due in casa: suo marito era alla stazione di Atocha, aveva perso il suo solito treno; aveva parlato molto agitato... stava bene, c'era stato un attentato. Grosso. Morti, feriti...

Quella mattina mia figlia non doveva andare all'università non so per quale motivo, G. era a casa, io lavoravo solo nel pomeriggio. Mio figlio non era ancora uscito di casa e, saputa la notizia, non andò a scuola.

Abbiamo acceso la tivù. Le immagini erano agghiaccianti. Con la sola telefonata non c'eravamo resi conto della gravità dell'accaduto. Subito ci è venuto in mente di rassicurare i nonni in Italia. Le linee erano bloccate. I cellulari non prendevano linea. Per un po`non abbiamo potuto comunicare con nessuno. Poi si sono ristabilito i canali. In Italia avevano già sentito: si parlava di un attacco fatto da integralisti. Da noi si parlava solo di una certa banda armata di provenienza interna.

La Tv presentava immagini sempre più tremende, e cifre in continuo aumento.

Il telefono cominció a squillare e squillò per tutto il giorno. amici, parenti, conoscenti volevano essere convinti che ad Atocha non ci trovavamo anche noi ... Ci si parlavo poco per lasciare spazio ad altre chiamate, ad altre persone. Al lavoro, i colleghi erano andati a donare sangue per i feriti.

Non funzionavano i mezzi in città. Credo di avere preso nel primo pomeriggio la corriera dal paese vicino alla Sierra dove stavamo fino ad Argüelles e dovetti camminare fino a Cibeles per recarmi a lezione: se c'era qualcuno non volevo che fossero soli. Almeno parlarci tra di noi.

C'era sì qualcuno: intontiti, indignati, tristi, stupiti, annientati, ma siamo stati vicini ed abbiamo parlato. Poi ognuno si è avviato. Io ho rifatto la stessa strada con la corriera verso casa.

La tv continuava a negare l'ipotesi terrorista internazionale.

E l'indignazione saliva e saliva.

Ora son passati quattro anni.

Quattro anni già da una giornata che cambiò la vita di tante persone. Me ne sono ricordata tutt'a un tratto e così mi sono spiegata un diffuso malessere che mi trascinavo da stamane presto,... come se il corpo servasse un ricordo di emozioni e sgomento passati. Come fosse una memoria impressa.

venerdì 7 marzo 2008

8 marzo

[foto da Internet]

Auguri alle donne che sentano come propria questa festa dell'otto marzo!

(Linko la pagina di un blog. Leggete e giudicate voi quello che vi si dice: siete grandi e vaccinate -e vaccinati-, come si suol dire).


Auguri a quelle che sanno che ce n'è ancora, di strada da fare...