giovedì 18 marzo 2010

stefano benni

Guardate ed ascoltate l'intervista con Stefano Benni che oggi pubblica Vilaweb

domenica 14 marzo 2010

Gelsomina

A volte vorresti scrivere su un’impressione ed un giudizio che ti sembrano vivissimi come si scrivono i sogni al mattino presto, prima e per paura di dimenticarli…

Ieri ho visto, insieme a mio figlio, La strada, poco dopo essere andata con gli alunni al Caixafòrum dove è esposta la mostra dedicata a Fellini.

Seduta io, lui sdraiato sui divani, abbiamo accompagnato ‘sta donna, Gelsomina, soffrendo con lei da casa. Mio figlio si lamentava: “Io capisco personaggi cattivi, ma non reggo un personaggio come Lei... “. Poi durante la notte io ci ho riflettuto

Ma, chi è questa donna, Gelsomina?

La proiezione del desiderio maschile: la purezza, l’autenticità, l’offrenda di se stessa, ... Gelsomina trova il proprio luogo nel mondo nell’esistere per l’uomo (“Se non ci stai tu insieme, chi ci sta?” le dice l’Angelo).

Non sa cucinare, non è bella (“sembri un carciofo”... pur sempre un fiore è, ma chi se ne ricorda?), è magra, non le piace nemmeno fare all’amore... che vuole ‘ sta donna? E a che serve ‘sta donna? È la ragazzina –madre (la madonna?) del bambino-uomo, poveraccio lui, ubriacone, violento, che va con le donne (ce le ha tutte, perbacco!)

Lei, la donna dedicata a lui, grandi occhi di meraviglia, in cui si legge l’allegria e la tristezza, due lacrimucie a volte. La donna venduta dalla madre, badate bene, alla morte del padre, per avere in casa una bocca meno da sfamare (non era la morte della madre, che getta Cenerentola in braccio alla disgrazia?)

Cos’ha avuto da questo suo uomo dal nome strano, Zampanò? Un capotto ed un paio di scarpe, un piatto a tavola ed un posto per dormire al freddo. Quando decide di scappare gliele riconsegna...

Non riceve aiuto da nessun uomo. L’Angelo è chiamato così, non perché faccia il funambolo, non crediate, ma perché non sembra avere nessun interesse sessuale nella ragazza. Non sa perché Zampanò gli sta sulle palle e non se lo chiede (da uomo a uomo...). Questo fatto gli costerà niente meno che la vita. Lui stesso riporterà Gelsomina dal suo carnefice all’uscita dal carcere. È lui a dare un senso allo stare con lui: “Se non ci stai tu con uno come lui...” L’Angelo è “il matto” perché non è un uomo come gli altri. È allegro, per esempio...

Le altre donne del film: la madre, la suorina, la ragazza del bar, le donne del circo che cercano sì di aiutarla...

“Lui l’amava” ci dice il film. “La maté porque era mía”, sentivamo dire una volta. Per quello lui ... cinque anni dopo! Torna dalle sue parti e chiedere di lei e della sua fine, e va a piangere la loro sorte sulla sabbia della spiaggia, ubriaco fradicio e fatalmente solo: un disgraziato, naturalmente. Un disgraziato che ha solo saputo provocare dolore e la scomparsa dell’Altro, dell’altra.

Gelsomina è l’innocenza: prima venduta / acquistata per pochi soldi, poi violentata, fatta impazzire dal dolore, ammutolita, assassinata, eliminata. Ridotta lei a piangere come una bestiolina, deprivata una volta ed un’altra da tutte le cose che le fanno piacere, dalle cose belle che sa fare: “ho piantato i pomodori”.

Concludo: La strada non è un film su due poveracci, sulla gente del circo, sulla povertà di parte degli italiani degli anni cinquanta,... ora noi lo vediamo e lo viviamo come una favola sui sopprusi che la donna, specialmente se povera, se sola, nella relazione eterossessuale, accetta e subisce.

Chissà la donna, Giulia, Giuliettta, se è stata felice di far la musa di un genio, questa donna piccolina, con l’aria da ragazzino, così lontana dalle fantasie del marito regista, quelle donne enormi, tutte culo e tette, fantasmi divoranti materni o prostitute... Chissà, ma quello che rimane è Gelsomina, che ci ha suggerito queste parole e di cui sicuramente tante ragazze oggi si saprebbero così lontane.


lunedì 8 marzo 2010

la neve!

Dietro il melograno, la neve che è caduta sconvolgendo la vita della città (strade, treni, scuole...) in solo un paio di orette... e cambiando il solito paesaggio per un altro sconosciuto e silenzioso, strano. Il mare (che non ho fotografato) era grigio e minaccioso e la sabbia ricoperta di bianco.

Che folata d'imprevisto!

Ed è l'otto marzo. Buona Festa delle donne!