domenica 29 marzo 2009

macchina pieghevole

Qualcuno sa dove si compera?

l'ora del pianeta


[foto da Internet]


Un noto scrittore maiorchino scrive oggi sul suo blog: "Ho passato l'ora del pianeta a scrivere una poesia". Ed a me fa l'effetto di sentirmi un'ignorante. Cosa ho fatto io dalle 20 e 30 alle 21 e 30 di ieri sabato a luci spente?

- ho deciso che non avrei staccato il frigorifero (si doveva fare? glubs),
- ho raccattato con mio figlio (16 anni) tutte le candele sparse in casa, odorose e non,
- gli ho dato precise istruzioni: non abbandonare mai una candela accesa, non collocarla mai troppo in alto e neanche tra libri, fogli... Con lui non si sa mai...

- abbiamo spento all'ora precisa: computer e luci. Lui ha declarato di voler suonare la chitarra durante tutta l'ora. Senza amplificatore, però. Senza.

- ho ricordato che l'ultima volta che avevamo fatto un'azione del genere è stato agli inizi della guerra dell'Irak. In quell'occasione ci siamo mesi a cantare in famiglia "La guerra -appunto- di Piero", accompagnati alla chitarra da G. Poi abbiamo proseguito con tutto de André. Ma ieri non c'era G. e mio figlio non suona davanti a me, e men che mai, quando siamo lui ed io da soli, faccia a faccia... è buffo ma è così, ed io non intendo forzarlo...

Son più le cose che NON riuscivo a fare di quelle che potevo fare:

- Non sono riuscita a continuare a leggere l'articolo di Babelia su Bernardo Atxaga ed il suo ultimo romanzo. Mi sare bruciata gli occhi inutilmente.

- Non potevo nemmeno accendere il giradischi per mettre una musichetta di fondo. La pioggia continuava a cadere nel silenzio che abbiamo la fortuna di avere intorno a casa.

Infine:

- ho messo a posto un po' di pentole lavate a mano dopo il pranzo in cui abbiamo avuto ospiti
- ho lavato le due caffettiere adoperate appunto quttro ore prima
- abbiamo magiato qualcosina: uno iogurt e una mela
- mio figlio intanto leggeva Topolino
- abbiamo chiacchierato del più e del meno, con intermitenza
- avrò guardato l'orologio almeno quattro volte. Il tempo non passava
- abbiamo rigovernato

Alle veintun' e trenta precise mio figlio ha riacceso il computer per guardare la fine di non so quale telefilm. Ed io mi sono letta finalmente l'articolo su Atxaga.

Niente poesia.
Chissà se il mondo si è riposato un po'...

giovedì 26 marzo 2009



[foto da Internet]

Il lavoro crea assuefazione, lo sapevamo, no?


Io per esempio, oggi sono distrutta solo perché ieri ho saltato le lezioni e sono andata (insieme agli alunni, questo sì) alle Jornades Culturals dell'EOI Drassanes. Oggi mi sento come se fossi andata sotto ... dai, non esageriamo, una bicicletta! Mi sono svegliata con delle fitte spaventose, un mal di testa che solo l'altra mia droga, il caffè, è riuscito a fare svanire...

E sì che mi sono sorbita un laboratorio di Tiramisù, che abbiamo scoperto non è stato creato pensando alle nostre (in quanto donne) leggittime necessità di essere confortate e tirate su, ma pensando agli uomini maschili, guardate che bella novità, e ce la ripetono anche, come se fosse l'ultima scoperta del secolo. Beh, abbiamo fatto un bellissimo dessert che oggi ci papperemo alle sette di sera. Siete tutti avvisati e ... donna avvisata, mezzo salvata.

La seconda attività è stata quella di una conferenza su Permacoltura, o Permacultura, come continuava a sostenere il nostro Antonio Scotti. Peccato che non c'eravate tutti perché avreste contribuito a movimentare il discorso forse un po' astratto del nostro ospite.

Mi siete mancati. Prossima volta che mi dite di sì (Sì, nel senso, "vacci tu, se ti fa piacere, che noi ce ne restiamo a casa belli tranquilli") alla proposta di sostituire la lezione per una qualsiasi altra attività non vi credo. Farò bene?

domenica 22 marzo 2009

nullo post senza immagine

GrassettoChissà se ho azzeccato col latino...

L'immagine di oggi sarebbe quella di una casa in vendita. Una casa maiorquina tradizionale, sicuramente disabitata da un po', una casa che vorrei vedere dentro. Da sempre mi piacciono le case, ma non quelle case lussuose dei famosi, che guardiamo (almeno io, confesso) dal dentista o dal parrucchiere, normalmente arredate con un gusto orrendo, ma le vecchie case tradizionali. Come questa. Mi piacerebbe (un vecchio sogno!) vederle dentro, tutte, vedere come le tengono, come ci vivono. avrei dovuto fare l'arredatrice o la giornalista ed andare in giro ad intervistare la gente...
Non saprei bene perché l'ho messa come fondo del desktop del mio portatile. Intanto penso all'estate, alle vacanze trascorse nell'isola, nelle isole, mentre sono in casa, starnutisco (raffreddore da fieno) e cerco di scrivere sulle poesia di quella poeta di cui mi occupo.

Pomeriggio di felicità.

Per una volta non ho aperto ossessivamente il you tube per cercarvi filmati di Gino e Michele, Camera caffè, Pippo, ER, Verdone, ecc. ecc. per lavorarci durante la settimana: sindrome dell'insegnante d'italiano.

Non ho parlato delle manifestazioni contro Bologna e di come ci si è comportata la polizia, delle reazioni l'indomani, dei Confrari che hanno deciso di appoggiare la campagna per la protezione della lince iberica (non è così?), dello sciopero degli insegnanti, ... oggi parlo delle case e delle domeniche pomeriggio in casa.

mercoledì 18 marzo 2009

Jornades culturals all'EOI Drassanes

Attenzione alle Jornades Culturals che organizza la scuola di Drassanes.
Eventi interessantissimi in tante lingue!


Ci andiamo insieme?

sabato 7 marzo 2009

8 marzo

[foto da Internet]

Un'immagine di mondine, le donne che lavoravano nelle risaie. Lavoro duro, anche se qui sembrano gitanti nell'ora più calda della giornata.

Ricordando con nostalgia Jacqueline Vodoz, che era vissuta alcune settimane con loro per raccontare
colle sue foto la loro vita quotidiana.

Una buona giornata per, per esempio, dare un'occhiata alla pagina della
Libreria delle donne di Milano


Un altro 8 marzo. Auguri alle donne lavoratrici come noi!

domenica 1 marzo 2009

Perdere per guadagnare

Da quando ho incominciato a leggere libri scritti da amiche ed amici, ho scoperto che si legge in modo molto diverso quando conosci ed hai un qualche rapporto positivo con l'autore o l'autrice, di modo che alla fine sono arrivata a leggere i libri che davvero m'importano come se fossero scritti da mani amiche ed è così che mi sembra di capirli meglio e di gustarli in un modo più intenso.

Inizio così un piccolo commento della mia ultima lettura, questa volta non in italiano, scusatemi, Perdre per guanyar, di Montse Barderi, con chi condivido tra altre cose (che ho scoperto leggendo il libro) l'appartenenza alla Fondazione Maria-Mercè Marçal e, naturalmente, la passione per la sua opera e per quello che viene chiamato il suo compromesso con la vita, con le donne, con la lingua, con le parole.

Perdre per guanyar è sì un libro di self-help, ma non è solo questo. C'è riflessione (molta), c'è senso dell'umore, c'è filosofia e c'è letteratura. C'è una voce vera che parla in prima persona, la voce di una donna che ha conquistato le scoperte che ci offre e la strada che ci spiega di aver percorso. C'è ironia ed autoironia, c'è umiltà e c'è un tocco di grazia.

Io l'ho letta come ho letto la Parrella, la Ginzburg e la Maraini, la Morante e la Weil, tra altre, come amiche, come un'amica. E come con loro ne sono contenta e le sono grata.