lunedì 29 dicembre 2008

Caro Michele, cara Natalia


[Natalia con il primo marito, Leone Ginzburg. Da Internet]

[foto da Internet]

Ho ri ri ri letto Caro Michele, per montare un aaaltro controllo diverso di quello che avevo pronto dall'anno scorso, giacché gli studenti di quest'anno, più impegnati o più che-ne-so-io, mi hanno fatto capire in modo abbastanza chiaro che non gradiscono il troppo lavoro o i compiti troppo fantasiosi cui io sono affezionata. Per rendere loro facile la vita da studente d'italiano, eccomi ad inventare un controllo diverso, il che spiega la mia, per altro sempre piacevole ri ri rilettura del romanzo.

Mi succede alla mia provetta età che più rileggo e più cose vengo a scoprire. Per esempio, che Adriana, la madre di Caro Michele, non scrive come molta letteratura ci dice che una madre dovrebbe scrivere, ma non per questo mi sembra meno madre, meno credibile come madre. Mi viene in mente questo commento perché, affissa alla mia edizione, che sarebbe l'ultima uscita, ci sono delle parole di Erri de Luca: eccoci uno scrittore quasi canonico (o no?) che parla della scrittrice canonizzata, permettetemi il gioco... "Solo strappandosi di dosso i panni di madre...".

Non vi siete accorti che quando un personaggio letterario creato da una donna sorprende perché non è quello che uno si aspetta, cioè, l'archetipo creato da una letteratura scritta soprattutto da uomini (e quanto han parlato gli uomini della Madre!), i lettori intelligenti dichiarano che quello non è una madre, non è una donna, è migliore, più brava, più intelligente, perché non è possibile che una cosa che solo una donna puòe essere, cioè, in questo caso, una madre, sia una cosa buona.

O non è così?

Beh, mi piace questo personaggio femminile, questa Adriana, e mi piacciono questi altri personaggi femminili, nè sante nè eroine, contradittorie, complesse, riflesive o spontanee, vere.

Sono molto grata a Natalia, anche per questo suo Caro Michele.

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