martedì 14 aprile 2015







Poche parole moltissime cose, Rossella Milone


 
Scrivo un post di circostanze, la circostanza di dover lasciare testimonianza scritta, qualcosa che si possa leggere anche dopo l’incontro di giovedì pomeriggio, del nostro Club di lettura, improvvisato a scuola durante il corso scolastico, 2014-15,  su questo primo romanzo di Rossella Milone. Che io ho riletto con piacere e come se fosse un libro diverso da quello che già avevo letto quando uscì.

Infatti, stando atenta al manifestarsi del senso del titolo del romanzo, che la prima volta credo mi sia sfuggito, luce si è fatta! Poche parole sono quelle che pronunciano (o tacciono) i personaggi del romanzo. Ma con queste poche parole, perché i romanzi sono parole, come diceva la nostra Rodoreda, noi veniamo a sapere molte, moltissime cose. E come mai? Il segreto sta nei gesti, nei movimenti, nel modo come uno guarda l’altro, si china, si aggiusta i capelli, ... ed ancora, nel modo come uno reagisce o sopporta il vento, si sieda  a tavola per consumare un pasto, accarezza il cane, si asciuga i capelli o non se li asciuga.  In qualche modo, questo romanzo narra, ci mette davanti tutto quello che le parole dei romanzi nascondono mentre raccontano i fatti, quello che succede, quello che si dice. Rossela Milone racconta i silenzi e le parole, mute, del corpo. Mute che però parlano. Urlano la loro esistenza, la loro verità.

È anche l’assenza (della nonna, della mamma di Albertine...), la loro fuga,  quello che mette in evidenza le fughe degli altri, che apparentemente sono rimasti e rimangono.  Il vero è che tutti fuggirono o fuggiranno, anche Nanà, la nipotina della nonna scomparsa senza parole.

A me sembra che ci voglia un grande coraggio a scegliere il non detto, l’assenza e le sue conseguenze come soggetto narrativo, come scegliere il negativo fotografico per spiegare l’immagine, ... Mi sembra che queste giovani narratrici –ora penso anche a Valeria Parrella, che leggeremo per l’incontro di maggio-- abbiano molto da dire. Il fatto che sappiano dircelo anche in un altro modo, me lo conferma. E ne provo una grande felicità!

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